Sfatiamo un mito: il blocco dello scrittore
Sfatiamo un mito, ormai il blocco dello scrittore fa parte della letteratura. Come un qualcosa di ineluttabile in cui lo scrittore deve per forza incorrere.
Questi luoghi comuni, inoltre aggiungono che il blocco dello scrittore colpisce soprattutto chi non sa scrivere.
Errore madornale.
Del blocco dello scrittore ne hanno parlato anche autori che hanno fatto la storia della letteratura. Pensa che Kafka scriveva: “Per me la scrittura è finita” e sappiamo poi che capolavori sono usciti dalla sua penna.
Ti farò una rivelazione il blocco dello scrittore non esiste. Non è un qualcosa di ineluttabile di chi per mestiere scrive.
Pensa che ai tempi del romanticismo si pensava che il blocco arrivasse come un avvertimento divino che non si dovesse continuare a scrivere.
In seguito, anche psicologi hanno cercato di dare una spiegazione a questo fenomeno diffusissimo tra agli artigiani della parola.
Parlare di blocco dello scrittore nel corso degli anni è servito anche a creare quell’aurea artistica di genio e sregolatezza: lo scrittore doveva essere preso dal fuoco sacro dell’ispirazione, scrivere giorno e notte per non perdere il momento magico, e infine esausto darsi a vizi e bagordi. Certo questa è un’immagine affascinante che pone lo scrittore nell’olimpo dei prescelti dalla musa delle arti, dove il talento e l’ispirazione è un dono naturale o lo possiedi o non puoi scrivere.
Bella favola vero?
La verità è che il blocco dello scrittore è un mito, niente altro che un mito.
Sicuramente scrivere è un percorso dentro noi stessi, quindi il blocco dello scrittore spesso ha origini psicologiche. La paura di non essere all’altezza di produrre nulla di buono, la paura che la nostra idea sia banale e non interessi nessuno, la paura del giudizio degli altri. Pensa che Freud parlando della paura della pagina bianca ipotizzava che potesse avere addirittura radici nelle nostre paure infantili, quando ci impegnavamo al massimo nel fare un disegno per poi mostrarlo orgogliosi ai genitori per avere un plauso, un complimento, la fiducia nelle nostre capacità. Un giudizio negativo in questa fase importantissima di crescita può minare la fiducia in noi stessi in modo inesorabile. La nostra autostima, la nostra capacità di credere in noi stessi nasce proprio nella prima infanzia: un giudizio negativo in quegli anni fondamentali della vita può continuare a vagare nel nostro inconscio anche da adulti e riemergere nei nostri momenti creativi; la paura ci attanaglia e cominciamo a chiederci “e se non valesse nulla il mio scritto e se dovessi essere deriso?”
Ma non solo, chi non ricorda l’angoscia vissuta negli anni della scuola davanti al tema del compito in classe di italiano? Ad un certo punto si creava un vuoto mentale, per poi pian piano riuscire a far emergere il meglio di noi stessi.
Il rapporto con lo spazio vuoto rispecchia il modo di rapportarci con il mondo esterno.
Puoi considerare uno spazio vuoto come un ostacolo insormontabile, un salto nel vuoto o al contrario considerarlo come un momento ludico, divertente in cui stiamo facendo qualcosa che amiamo. Iniziamo con il piede giusto consideriamo questo spazio vuoto come una possibilità non un ostacolo, come uno spazio a nostra disposizione per giocare con le parole.
Per riuscire a superare gli ostacoli che noi stessi nell’iniziare il nostro processo creativo abbiamo edificato, è fondamentale avere ben chiaro nella mente ciò che vogliamo creare. Come vogliamo sviluppare la nostra idea, in che contesto ci muoviamo, i personaggi che abiteranno la nostra storia, i luoghi, le descrizioni.
Scrivere è un processo creativo, ma non puoi sederti davanti al tuo programma di scrittura e aspettare l’ispirazione.
Cominciamo a creare il perimetro della nostra storia.
Decidiamo tre punti fondamentali:
Introduzione
Corpo
Conclusione
All’interno delle sezioni, si possono inserire i contenuti per punti, che andrai a sviluppare in seguito.
In questo modo stai creando l’ossatura della tua storia: non appena comincerà ad avere un senso, ti darà sicurezza.
Hai creato il perimetro della tua storia, qui andrai a creare una vera e propria programmazione del lavoro. Ai punti che andrai a inserire, aggiungerai dei sottopunti. Ora hai cominciato non puoi più bloccarti.
Tieni presente che la prima bozza di un manoscritto sarà revisionata, saranno cancellati interi pezzi e ne saranno aggiunti gli altri. Procedendo nella scrittura tutto sarà molto più fluido.
Ricorda che hai tu in mano le fila della storia, sei tu che scrivi, non devi temere il lettore, tu devi essere in grado di portarlo con te nei meandri della tua storia.
Chi gestisce il tutto sei tu!
Tu dovrai trasmettere le emozioni a chi ti legge anche grazie al ritmo della storia.
Sei in fase creativa: il gioco lo hai in mano tu.
Anche quando ti approcci a scalare una montagna, la cosa importante è avere l’attrezzatura adatta, per poi cominciare a muovere un passo dietro l’altro verso la meta.
Un’altra cosa voglio dirti. Non credere a me, non credere a nessuno, non ascoltare chi cerca di infarcire la tua mente di regole e nozioni. Tu solo sai dove vuoi andare.
L’unica cosa che devi fare, ed è assolutamente imprescindibile dalla scrittura, è la lettura. Leggi e ruba il mestiere. Quando vai in crisi, prendi un libro dei tuoi autori preferiti e leggi qualche pagina. Ricorda che anche per loro scrivere quel libro che tanto apprezzi non è stata una passeggiata. Un libro è sempre un pezzetto d’anima anche per lo scrittore più navigato, anche se scrivi d’altro nel tuo libro ci saranno le tue percezioni della realtà, le tue osservazioni dei luoghi e delle persone. In ogni parola che scriverai ci sarai sempre e solo tu.
Tu pensa solo a scrivere, questo è un processo creativo. Non scrivere per gli altri, scrivi per te stesso. In tempi di revisione ci sarà modo di adeguare il tuo libro al mercato, ci sarà tempo anche per la riscrittura di parti e forse anche interi capitoli che non ti convincono. Esistono professionisti preposti proprio a questo scopo. Gli editor, i correttori di bozze e i coaching letterari.
Ricorda che ogni creativo in qualsiasi campo ha vissuto le tue stesse paure. Pensa che Van Gogh scriveva a suo fratello che la tela vuota lo paralizzava. Pensa ad Hemingway che si fermava nella scrittura solo quando sapeva cosa scrivere il giorno dopo.
Cerca di tenere ben presente che hai davanti un mondo infinito di possibilità, puoi cambiare il destino dei tuoi protagonisti come e quando vuoi, sei un creativo con la tua penna puoi tutto. Mica ti farai bloccare dal paradosso della scelta?
Recalcati nel suo libro “L’ora di lezione” scrive: «Bisogna produrre il vuoto per mettere in atto un processo creativo. Senza questo svuotamento non c’è possibilità di creare niente di vivo. Il colpo di spazzolone, che si getta con forza sulla tela immacolata, cerca il vuoto, l’aria, l’ossigeno, vuole fare emergere la mancanza che attraversa la struttura del sapere in quanto tale».
Questo momento di vuoto è necessario per creare qualcosa di valido. Non temerlo, affrontalo e vivilo. Il vuoto in questo caso diventa creazione. Il vuoto genera qualcosa di soltanto tuo, il tuo stile, la tua voce letteraria. Non temerlo, ma accoglilo e fanne buon uso.
Concludendo, accettare la paura della pagina bianca, non fare auto sabotaggio e quindi come in un salto nel vuoto vincerla, ti porterà oltre te stesso, ti donerà la capacità di buttarti verso un mondo infinito di possibilità.
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