Rinunciare a se stessi per scrivere meglio.
La prima ipotesi che viene alla mente a uno scrittore al primo libro è quella di raccontare la propria vita: l’autobiografia.
Immergersi al primo colpo e alla prima forma vera di scrittura nel racconto della propria vita è una strada da evitare assolutamente. Certo, noi siamo sicuri che la nostra vita meriti di essere raccontata, ma i lettori? E la costruzione di un romanzo con personaggi che hanno chiaroscuri, atteggiamenti negativi, magari anche una negatività insita che lo fa agire in un determinato modo? Nella tua veste di scrittore sei disposto a buttare in pasto ai lupi i tuoi chiaroscuri? Non credo: è molto difficile porsi in una posizione negativa, è molto difficile non creare, anche a livello quasi inconscio, degli alibi al proprio comportamento. Il risultato? Un personaggio principale del tuo lavoro fiacco che in ogni pagina cerca di giustificare le sue azioni negative, magari lanciandosi nel vittimismo inconscio “non è mica colpa mia, ho avuto un’infanzia difficile”, questo è un must nei percorsi autobiografici di uno scrittore alle prime armi. Sicuramente ti lancerai nelle fauci del romanzo di formazione, genere tutt’altro che semplice direi, soprattutto se sei uno scrittore agli inizi. I cliché sono dietro l’angolo e sono sicura non te ne perderai uno. L’infanzia difficile, genitori non all’altezza del loro compito, incontri sbagliati. Ti propongo un gioco: scegli due romanzi di formazione a sfondo autobiografico di autori alle prime armi e con un evidenziatore sottolinea tutti i cliché, vedrai che saranno simili, ci sarà sempre uno sfondo di vittimismo, sicuramente sono vittime delle circostanze e via dicendo. Ma se ne prendi 10 sarà la stessa cosa.
Segui il mio consiglio spassionato: scappa dall’autobiografia più lontano possibile.
Partiamo dal presupposto che nessun libro di nessuno scrittore emergente, famoso o anche autori che hanno fatto la storia della letteratura, non contiene una parte di chi lo scrive. La sensibilità, il modo di affrontare argomenti spinosi, ma anche semplicemente uno dei personaggi non può non avere dei tratti che fanno parte di chi scrive, il mondo interiore esce sempre e comunque nella scrittura. Non serve lanciarsi in un’autobiografia che non interessa nessuno per parlare di sé. Basta semplicemente scrivere… il te stesso nascosto nella tua formazione, nel tuo percorso di vita, le tue esperienze, il tuo io più profondo non possono non venir fuori quando cominci a creare i tuoi personaggi.
Oggi voglio parlarti proprio della creazione dei personaggi, sono loro gli attori principali della tua storia, sono loro che la faranno amare o abbandonare dopo le prime pagine. Sono loro che saranno ricordati dai lettori o semplicemente dimenticati con la chiusura del libro, dopo aver letto l’ultima pagina.
Tu hai deciso di fare lo scrittore e magari non uno scrittore di racconti o novelle, ma hai deciso di diventare un romanziere: bell’impegno ti sai dato al primo colpo.
Quindi, cominciamo a mettere le basi per scrivere una storia interessante. Parti dal presupposto che se non sei il Papa, il Dalai Lama o un personaggio che ha fatto in qualche maniera la storia nel suo campo, la possibilità che a un lettore interessi leggere la tua vita capitolo dopo capitolo è molto remota, anzi veramente improbabile.
Immagina: se decidi di scrivere in prima persona, tu sai benissimo che il tuo personaggio è inventato, non esiste, non sei tu. Ma tuo malgrado quando andrai a rileggere il tuo scritto troverai qualcosa di te o di qualche persona che hai incontrato nella vita e non è detto che questo accada solo con il protagonista, può tranquillamente accadere con personaggi minori o addirittura con l’antagonista. Considerato che, in ogni scritto, anche in questo che sto scrivendo io ora resta qualcosa di me, ci sono i libri che ho letto, gli autori che ho amato, la mia vita, la mia formazione. In ogni riga che scriverai c’è il tuo mondo interiore perché mai rischiare tutto lanciandosi nell’autobiografia?
Pensa a uno scrittore che scrive in prima persona, non ti sembra un modo di dilatare te stesso? Le azioni che compirai attraverso il tuo alter ego letterario non fanno forse parte del tuo bagaglio umano o delle persone che hai incontrato nella vita? E come scriveva Murakami nel suo libro “il mestiere dello Scrittore”, “per creare personaggi ben sfaccettati devi averne incontrati tanti di esseri umani nella tua vita”, di ognuno ruberai un modo di muoversi, un vezzo, un tratto caratteriale. Pensa solo che tu in veste di scrittore puoi diventare chi vuoi. Non c’è nulla di più bello per un artista. Creare: la creazione è arte. Creare una persona che non esiste nella realtà non ti fa sentire un po’ onnipotente? Magari la persona che tu hai creato sarà un mix tra mille persone che hai incrociato nella tua vita. Ma rimane sempre un atto creativo, il tuo personaggio è unico, è tuo. Forse all’inizio ti sembrerà quasi di psicanalizzarti, ti chiederai dove ho trovato questo tratto caratteriale di Tizio e quel comportamento di Caio?
Ma stai costruendo il romanziere nascosto in te.
Essere l’io narrante di una storia crea comunque una proiezione di te stesso, è una scelta difficile ma se tu sei vicino all’idea di mettere te stesso in un libro, sicuramente questo modo di raccontare ti è più congeniale, ma attenzione considera che in un libro in cui tu sei l’io narrante i personaggi di contorno devono essere limitati, il rischio è di confondere la storia. Se tu sei l’io narrante nel romanzo che stai scrivendo è presente un solo punto di vista: il tuo.
Ci sono anche romanzi importanti che hanno usato questa tecnica narrativa si pensi solo al Giovane Holden di Salinger, ma lo stesso autore nei suoi libri successivi non ha più usato questa tecnica narrativa. L’io narrante lo puoi usare in determinati contesti, ma sappi che è molto difficile da gestire. Sappi che se il lettore comincia a leggere il tuo personaggio si immedesima in lui, vuole continuare a vivere la storia secondo il suo punto di vista, in nessuna parte del romanzo puoi permetterti di spostare l’attenzione su qualcun altro, solo in un modo puoi farlo: attraverso i pensieri e i racconti dell’io narrante. A mio avviso per un esordiente è la tecnica narrativa più difficile da portare avanti senza errori macroscopici nel corso della narrazione.
Per utilizzare in maniera corretta e coinvolgente l’io narrante è necessaria la conoscenza della tecniche di scrittura, conoscenza esatta dei luoghi e degli attori che devono abitare la tua storia e grande attenzione nel raccontare e far “vedere” personaggi secondari.
Il racconto in terza persona da sicuramente più spazio alla narrazione, mette al centro della storia diversi punti di vista, puoi tranquillamente viaggiare nella storia in modo più agevole. E i personaggi? Sono proprio loro che con questo tipo di narrazione hanno uno spazio più ampio, ti sarà più facile farli decidere dove vanno e cosa vogliono fare nel corso della scrittura della tua storia. Se hai letto bene spesso durante la stesura del tuo romanzo ti accorgerai che un personaggio che avevi immaginato in un modo, pian piano prende la sua strada, compie azioni che tu manco avevi immaginato. Attento ai personaggi, hanno il brutto vizio di prendere il controllo della storia!
Katia Tenti. Copyright © 2022 All rights reserved.
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