Guardare il mondo con gli occhi di un altro.
Se c’è una qualità che ho imparato ad allenare nel mio lavoro di Ghostwriter – scrittore fantasma o scrittore ombra che dir si voglia – è la capacità di osservazione diretta, senza giudizio. Si tratta di una competenza che evoca l’opera svolta dagli etologi per descrivere in modo analitico il comportamento di certi animali. Lo scopo è comprendere il loro modo di agire nell’ambiente naturale. Oppure dagli etnografi, che impiegano la stessa metodologia nei confronti delle popolazioni aborigene per studiarne usi e costumi che, ad un occhio superficiale, potrebbero apparire quantomeno stravaganti.
L’osservazione è sempre sul campo, senza alcunché di artificiale. Come l’entomologo osserva gli insetti senza disturbarli, lo scrittore fantasma assume informazioni sulla persona che firmerà l’opera con il proprio nome con discrezione assoluta. Il bisogno è quello di cogliere le sue movenze, le sfumature della sua voce, il suo stile e la sua personalità, in modo che l’opera che scriverà per suo conto sia ritagliata su di lei (la persona).
Guardare il mondo con gli occhi di un altro significa coltivare l’estraneità da se stessi. Implica una serie di attività che gli esperti di comunicazione emotiva riassumono in:
– Empatia
– Trasparenza
– Autocontrollo
– Accettazione (incondizionata?)
Empatia
Conoscere il proprio cliente non significa sapere i suoi dati anagrafici, la sua professione e qualche altra informazione di carattere generale. Quelli sono necessari più che altro al legale incaricato di stilare il contratto. Si può scrivere efficacemente per qualcuno solo se si è disposti ad entrare in empatia, conoscere in senso filosofico e semanticamente più ampio, chi ci sta di fronte, comprendere al di là delle parole. Costringe ad avere cognizione delle sue qualità di individuo, dei suoi modi, dei suoi sogni, delle sue aspettative e della motivazione che l’ha spinto a scegliere proprio voi e affidarvi l’opera della sua vita. Chi sceglie di lavorare con un Ghostwriter è perché ha deciso di consegnarli la sua mano, una parte di sé molto importante. Mano che va guidata nella giusta direzione, trattenuta al momento opportuno e lasciata scorrere libera quando il caso lo consente.
Conoscere gli altri è una delle attività più difficili di questi tempi, soprattutto quando pure spostarsi di casa sembra essere diventato un lusso, le amicizie di fanno sui social e le riunioni di lavoro su piattaforme web: richiede tempo, pazienza, attenzione e soprattutto parecchia passione. Occorre muoversi, respirare la stessa aria della persona per voce della quale si andrà a scrivere.
Nel caso dello scrittore ombra, la conoscenza implica anche l’essere disposti a rendersi invisibili, ad assottigliare il proprio ego di autore a favore di un altro. Significa cedere la propria creatività, il bene più prezioso dell’intelletto che il denaro non per forza paga: non a sufficienza, quantomeno. Perché pur nella consapevolezza di essere sullo sfondo, non sempre l’animo umano è in grado di tenere a bada quel sentimento maledetto che si chiama invidia e che, maligno, potrebbe far capolino nel momento in cui l’opera dovesse essere pubblicata – evento auspicabile come minimo – o addirittura riscuotere un certo consenso.
Trasparenza
La trasparenza è una caratteristica cruciale perché è l’unica via per evitare inutili maschere emotive. Capita di non essere d’accordo anche con la persona in cui si riesce ad immedesimarsi come nessuno al mondo, ma bisogna avere il coraggio di dirlo. Mentire non è una mai una buona regola, figurarsi quando il flusso della comunicazione è la chiave del successo come nel caso di un libro scritto su commissione.
Autocontrollo
Autocontrollo, in gran quantità: è indispensabile per non prevaricare i bisogni dell’altro, che è il vero protagonista dell’opera, prima ancora del personaggio di cui stiamo raccontando. Posto di fronte ad una certa situazione, ciascuno di noi reagisce a modo proprio: non è ammissibile confondere le proprie emozioni con quelle dello scrittore – quello che firma l’opera -.
Accettazione
Che dire poi dell’accettazione? Giudicando le altrui scelte, senza focalizzarsi su ciò che prova, difficile che ne venga un’opera autentica.
Considerato tutto ciò, è chiaro che il lavoro del Ghostwriter è una cosa seria, serissima. Quante persone conoscete che dispongono delle caratteristiche di cui abbiamo appena parlato e che, tra le altre cose, sono capaci di scrivere – bene -, hanno stile, competenza tecnica, tenacia e disciplina sufficienti per arrivare alla fine senza intoppi e consegnare l’opera nei tempi prestabiliti dal contratto?
Ce n’è più di uno nella storia, in effetti. Autori di successo con voci chiare, che si sono distinte e che, prima di riscuotere successo con opere firmate di proprio pugno hanno lavorato come Ghostwriter: Sinclair Lewis vendeva trame letterarie a Jack London; H.P. Lovecraft che fu assunto dal mago Harry Houdini per scrivere Il cancro della superstizione; l’australiano Richard Flanagan che ha scritto, tra le altre opere come Ghostwriter, l’autobiografia per il criminale John Friedrich. Ce ne sono molti altri che meriterebbero di essere citati, ma questo è tema per un prossimo articolo.
Personalmente ne conosco almeno una che riassuma tutte le qualità di cui abbiamo detto prima, ed è seduta proprio qui, davanti al mio PC, che scrive questo articolo.
Katia Tenti. Copyright © 2021 All rights reserved.
Il – duro – lavoro del Ghostwrite Guardare il mondo con gli occhi di un altro.
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